La luna, dalle case popolari

AtelierD
La Luna, dalle case popolari,
somiglia a un buco; a un pozzo; a qualche sbaglio
edilizio – e se a volte è più lontana
è perché tu non mi dici cos’hai
quando ti parlo (e tu non parli mai).

Gabriele Galloni

illustrazione digitale Dina Carruozzo Nazzaro AtelierD

In che luce cadranno

AtelierD

I morti tentano di consolarci
ma il loro tentativo è incomprensibile:
sono i lapsus, gli inciampi, l’indicibile
della conversazione. Sanno amarci
con una mano – e l’altra all’Invisibile.
Gabriele Galloni

illustrazione digitale Dina Carruozzo Nazzaro AtelierD

Zebù bambino

AtelierD
Disegna angeli bianchi
il diavolo bambino
poi li accartoccia tutti
gli dà fuoco con l’accendino.
“Solo angeli neri”, dice
guardando bruciare la luce.

da Zebù bambino di Davide Cortese

illustrazione digitale Dina Carruozzo Nazzaro
AtelierD
https://www.atelierpoesia.it/anteprima-editoriale-davide-cortese-zebu-bambino/

La balena piangeva da far pena…

AtelierD
La balena piangeva da far pena
cantava ad un gabbiano
l’amore è strano
e passa in un baleno.
“Lo incontrai
lo avevo cercato
per mille miglia
di oceano gelato
l’ho guardato
poche occhiate
e sono state ondate
( voi non sapete
cosa può capitare
se due balene si lasciano andare).
Ma poi sparì
forse arpionato
ucciso inscatolato
o forse è lui
che se ne è andato
si era stancato”
La balena piangeva da far pena
cantava ad un gabbiano
l’amore è strano
e passa in un baleno.
E quando forte il naso soffiava
tutte le volte una nave affondava.
Un cuore grande
pieno d’amore
quando si spezza
fa più rumore.
Stefano Benni

illustrazione collage digitale Dina Carruozzo Nazzaro AtelierD

I bambini che si amano

AtelierD
I BAMBINI CHE SI AMANO
(Prevert alle elementari)
I bambini che si amano
lo chiamano amore,
non sanno ancora le altre parole,
provarci, starci, mettersi insieme,
dicono Carlo ama Paola
ma Paola ama Michele,
e se lo chiedono su un pezzo
di carta, mi ami? si/no,
e niente vie di mezzo,
i bambini fanno l’amore
con mani di cioccolata
e piccoli baci asciutti,
poi guardano gli attori nei film
abbracciarsi a spalle nude
e si domandano se è tutto lì,
i bambini si amano
e a chi dice loro che l’amore
è solo per i grandi
vorrebbero dire che non è vero,
ma poi gli viene in mente un gioco
e vanno a giocare.
(Viviana Viviani)

illustrazione collage digitale Dina Carruozzo Nazzaro AtelierD

Sii dolce con me. Sii gentile.

AtelierD
Sii dolce con me. Sii gentile.
È breve il tempo che resta. Poi
saremo scie luminosissime.
E quanta nostalgia avremo
dell’umano. Come ora ne
abbiamo dell’infinità.
Ma non avremo le mani. Non potremo
fare carezze con le mani.
E nemmeno guance da sfiorare
leggere.
Una nostalgia d’imperfetto
ci gonfierà i fotoni lucenti.
Sii dolce con me.
Maneggiami con cura.
Abbi la cautela dei cristalli
con me e anche con te.
Quello che siamo
è prezioso più dell’opera blindata nei sotterranei
e affettivo e fragile. La vita ha bisogno
di un corpo per essere e tu sii dolce
con ogni corpo. Tocca leggermente
leggermente poggia il tuo piede
e abbi cura
di ogni meccanismo di volo
di ogni guizzo e volteggio
e maturazione e radice
e scorrere d’acqua e scatto
e becchettio e schiudersi o
svanire di foglie
fino al fenomeno
della fioritura,
fino al pezzo di carne sulla tavola
che è corpo mangiabile
per il mio ardore d’essere qui.
Ringraziamo. Ogni tanto.
Sia placido questo nostro esserci –
questo essere corpi scelti
per l’incastro dei compagni
d’amore.

Mariangela Gualtieri, “Sii dolce con me. Sii gentile” da Bestia di gioia.

illustrazione collage digitale Dina Carruozzo Nazzaro AtelierD

Il cuore non è spugna, è fontana

AtelierD
|| Il cuore non è spugna, è fontana. ||
Sono stata spugna. Per molti anni, quasi tutta la giovinezza, appena incontravo qualcuno, ero spugna.
L’avevo imparato nell’infanzia. Stai lí e assorbi tutto.
Non so come, ma quando si incontra una spugna, gli altri si sentono invitati a parlare moltissimo. Quando poi se ne andavano, ero stanchissima e opaca, completamente
senza riflesso. Certe volte andavo a dormire raggomitolata sotto il piumino e quando provavano a svegliarmi mi lamentavo e mi ci avvolgevo ancora
piú stretta, come in un bozzolo. Quando una volta finalmente mi chiesero: «Ma cos’hai? Sei malata?» Risposi solo: «Ho visto gente». E allora compresi che
era ora di finirla.
Per un po’ mi chiusi a riccio: non volevo piú vedere nessuno.
Poi, dopo anni di India, di tecniche di meditazione e di approdo a comprendere che stare con il respiro non è una tecnica ma una storia d’amore, mi sono tramutata, piano piano, con lenta costruzione, in fontana.
Posso ancora ascoltare, ma solo finché c’è acqua che scorre e la fontana non trabocca. Ma soprattutto, la fontana è lí a disposizione, chi vuole ci va a bere e
lei non assorbe niente, scorre.
Il cuore non è spugna,
è fontana.
Chandra Lidia Candiani

da ‘Questo immenso non sapere’ (Einaudi).

[illustrazione collage digitale Dina Carruozzo Nazzaro 📷 personale + 🖼 🎨 Elizabeth Jane Gardner]

Non voglio…

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Non voglio imparare a non aver paura, voglio imparare a tremare.
Non voglio imparare a tacere, voglio assaporare il silenzio da cui ogni parola vera nasce.
Non voglio imparare a non arrabbiarmi, voglio sentire il fuoco, circondarlo di trasparenza che illumini quello che gli altri mi stanno facendo e quello che posso fare io.
Non voglio accettare, voglio accogliere e rispondere.
Non voglio essere buona, voglio essere sveglia.
Non voglio fare male, voglio dire mi stai facendo male, smettila.
Non voglio diventare migliore, voglio sorridere al mio peggio.
Non voglio essere un’altra, voglio adottarmi tutta intera.
Non voglio pacificare tutto, voglio esplorare la realtà anche quando fa male, voglio la verità di me.
Non voglio insegnare, voglio accompagnare.
Non è che voglio così, è che non posso fare altro.
Chandra Livia Candiani

illustrazione collage digitale Dina Carruozzo Nazzaro AtelierD

abbiamo creduto

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abbiamo creduto
nelle attese
nelle promesse
nei segnali
nei silenzi
nelle parole
nei gesti
nelle speranze
nei rammendi
nel tempo,
nella possibità che si potesse usare bene il nostro tempo,
e sì…
abbiamo creduto
finanche nell’amore.
Ma mai
mai abbiamo creduto in noi stessi
per provare
anche solo per un attimo
che si poteva
persino essere felici.

Dina Carruozzo Nazzaro

illustrazione Marco Cazzato