Occhi cielo di Kiev E chiare sono le lacrime Sugli occhi cielo di Kiev Si cristallizza il pudore nel dolore E il ricordo E i figli della patria E le case occupate E la fame E i giovani senza gioventù E senza arti I lupi sono entrati da tempo E la Moscova scorre E straripa E tante tante E che sanno congiungere Il dolore sotto il cielo di Milano Chiedete a chi ha carne lontana cosa sia la ferita della guerra Tdr@ Agnese Coppola Opera collage digitale Dina Carruozzo Nazzaro
FARFALLA Per questo amore radicato nelle tue parole d’arnica, che mi guariscono da febbre e brividi della paura, per quel tuo sguardo di notturno cielo e il vibrato che rende la tua voce un canto, giuro che darei il cuore, che non ho più vorrei tornare indietro al tempo in cui credevo che Dio fosse le mani di un uomo che mi teneva fuori dal silenzio ‒ da cui fuggivo come un cane mendicando una carezza ‒, credevo vero eterno necessario il centro del dolore in cui trovavo casa dopo la foga degli abbracci, invece la terra è franata tante volte un nome dietro l’altro, mi ha costretta a guardare in una falda d’acqua il mio riflesso abbacinato da un’infanzia inconcludente vorrei amarti come avrei potuto quando i fianchi erano prestati al rischio degli spigoli più arditi, prima che le unghie delle mani da dolci attraversassero la stagione della cura lasciando segni carsici da qui al mio futuro, che ora è sordo muto cristallizzato, una farfalla dentro l’orrore bianco di uno scrigno, immacolato di intenzioni. Silvia Rosa [da TEMPO DI RISERVA]
illustrazione collage digitale Dina Carruozzo Nazzaro AtelierD
Amici, credo che sia meglio per me cominciare a tirar giù la valigia. Anche se non so bene l’ora d’arrivo, e neppure conosca quali stazioni precedano la mia, sicuri segni mi dicono, da quanto m’è giunto all’orecchio di questi luoghi, ch’io vi dovrò presto lasciare. Vogliatemi perdonare quel po’ di disturbo che reco. Con voi sono stato lieto dalla partenza, e molto vi sono grato, credetemi per l’ottima compagnia. Ancora vorrei conversare a lungo con voi. Ma sia. Il luogo del trasferimento lo ignoro. Sento però che vi dovrò ricordare spesso, nella nuova sede, mentre il mio occhio già vede dal finestrino, oltre il fumo umido del nebbione che ci avvolge, rosso il disco della mia stazione. Chiedo congedo a voi senza potervi nascondere, lieve, una costernazione. Era così bello parlare insieme, seduti di fronte: così bello confondere i volti (fumare, scambiandoci le sigarette), e tutto quel raccontare di noi (quell’inventare facile, nel dire agli altri), fino a poter confessare quanto, anche messi alle strette mai avremmo osato un istante (per sbaglio)’ confidare. (Scusate. E una valigia pesante anche se non contiene gran che: tanto ch’io mi domando perché l’ho recata, e quale aiuto mi potrà dare poi, quando l’avrò con me. Ma pur la debbo portare, non fosse che per seguire l’uso. Lasciatemi, vi prego, passare. Ecco. Ora ch’essa è nel corridoio, mi sento più sciolto. Vogliate scusare.) Dicevo, ch’era bello stare insieme. Chiacchierare. Abbiamo avuto qualche diverbio, è naturale. Ci siamo – ed è normale anche questo – odiati su più d’un punto, e frenati soltanto per cortesia. Ma, cos’importa. Sia come sia, torno a dirvi, e di cuore, grazie per l’ottima compagnia. Congedo a lei, dottore, e alla sua faconda dottrina. Congedo a te, ragazzina smilza, e al tuo lieve afrore di ricreatorio e di prato sul volto, la cui tinta mite è sì lieve spinta. Congedo, o militare (o marinaio! In terra come in cielo ed in mare) alla pace e alla guerra. Ed anche a lei, sacerdote, congedo, che m’ha chiesto se io (scherzava!) ho avuto in dote di credere al vero Dio. Congedo alla sapienza e congedo all’amore. Congedo anche alla religione. Ormai sono a destinazione. Ora che più forte sento stridere il freno, vi lascio davvero, amici. Addio. Di questo, sono certo: io son giunto alla disperazione calma, senza sgomento. Scendo. Buon proseguimento Giorgio Caproni
Illustrazione collage digitale Dina Carruozzo Nazzaro AtelierD ( 🖼Fred Calleri)
Insinuarti nelle dolci pieghe della mia trincea, cercando di fare poco silenzio, di non annegare, naufraga di troppo splendore. E dove, scivolando la mano, finiva la pelle, io poi gravavo col palmo nel freddo dell’aria e dicevo “Vedi? Finisco. Come puoi amare il finito? Se mi oltrepassi tu perdi”.
Ma poi coglievi le mie mani disperse nell’aria, e come a fare verso dicevi “Vedi? Continui. Se navighi intorno al tracciato poi torni” E via a riportarmi sui miei fianchi come per farmi capire che esisto e che ogni altra cosa dovrebbe contare meno che questo. E bastava guardarti per farti capire che ogni altra cosa per me contava davvero meno che questo.
Tranne la morte,
e forse che stasera sei bella da ammutolire. (Riccardo Delfino)
da Il sorriso adolescente dei morti Rp libri illustrazione collage fotografico digitale Dina Carruozzo Nazzaro per AtelierD
La vita allora… Penso che ho solo questa. E’ stato bello, pensare, progettare, costruire, sognare andare perdersi tornare. Quanti verbi ha il mondo. Fra le miriadi di pianeti e di stelle essere proprio qui nati e vissuti dentro questo cielo qui, con i piedi poggiati su un punto della terra, ora, con il passato pieno di tutti i miei errori. Mariangela Gualtieri
illustrazione collage digitale Dina Carruozzo Nazzaro (Emil Nolte + Olga Grigorieva) AtelierD
STELLE SMARRITE Perché siamo solo stelle smarrite non indichiamo strade perché ci siamo già noi perdute non ancoriamo sogni brilliamo sole e silenziose offuscate dai bagliori di questi strani mondi troppo grandi per noi e non nostri spegnendoci piano piano fin quando arriva il giorno. Dina Carruozzo Nazzaro AtelierD
(illustrazione digitale ritaglio 🖼 Spirit of the Night John Atkinson Grimshaw)
La prima cosa è ringiovanire. Non è detto che a sessant’anni sei più vecchio che a trenta. L’usura del corpo è poca cosa rispetto all’usura dell’anima. Non ti salvi con le tisane, non ti salvi evitando la carne, non ti salvi facendo ginnastica: quello che ti serve è fiorire come fa una rosa, come fa un geranio. Franco Arminio
illustrazione collage digitale Dina Carruozzo Nazzaro AtelierD